Il Project Cycle
Management dalla cooperazione allo sviluppo allo sviluppo della
partecipazione
Dal 1992 la Commissione Europea ha adottato il Project Cycle
Management (PCM) come set di strumenti per la pianificazione e
gestione dei progetti.
Da allora, manuali applicativi e linee guida sono stati pubblicati con
la finalità di promuovere il miglioramento continuo della politica
comunitaria di assistenza allo sviluppo.
Più specificamente, le “PCM
Guidelines” sono nate per promuovere coerenza e chiarezza di
approccio lungo tutto il ciclo di gestione progettuale, dalla
programmazione alla identificazione, formulazione, attuazione e
valutazione degli interventi di assistenza allo sviluppo dei Paesi
Terzi.
Ma le “PCM Guidelines” si rivelano essere
un utile strumento di gestione progettuale in tutti i settori
applicativi d’intervento che comportano modalità di progettazione
partecipata, dalla formazione alla ricerca, dalla cooperazione
territoriale allo sviluppo locale.
Nell’ambito delle politiche di sviluppo
locale, è in atto in Europa un processo che riporta alla centralità del
concetto di progettualità partecipata, capace di coniugare
risorse ed opportunità presenti sul territorio se supportata da
metodologie specifiche di project management e sostenuta dalla volontà
politica di agevolare la partecipazione (es. iniziative di cooperazione
interregionale, progetti integrati territoriali, ecc.).
In questo quadro di riferimento il Project
Cycle Management (PCM), offrendo una visione integrata della situazione
in cui si va ad operare e facilitando l'identificazione di obiettivi
condivisi, rappresenta un utile strumento per agevolare e migliorare la
partecipazione diretta alle politiche di sviluppo locale, per veicolare
innovazione organizzativa ed amministrativa, per valorizzare i territori
e le competenze in essi presenti.
Laura Amici, Fabiola De Toffol, Fabiana
Mariani
Studio Associato Poliedra