Pillole di Project Management (a cura della redazione di PM Forum)

settembre 2010

 

 

CERTIFICAZIONE CAPM®, CONSIGLI PER L'USO

 

Finalmente è arrivata. Dopo circa tre mesi di studio, ripasso e test posso dire di essere un Certified Associate in Project Management.
Molti di voi penseranno ad uno studio matto e disperatissimo, voglio dire, tre mesi di impegno a questo fanno pensare! In realtà l’approccio è stato decisamente più “soft”, vuoi anche perché si sa, durante il periodo di ferie tutti i buoni propositi vengono momentaneamente accantonati!


Preferisco descrivere il periodo dedicato alla preparazione di questo esame come un progressivo e costante avvicinamento ed approfondimento della materia, piuttosto che una “full immersion” in stile “sessioned’esameconl’acquaallagola”.

Per quel che riguarda quest’ultimo tipo di esperienze ho già dato in passato!


Credo che un buon metodo per il conseguimento della certificazione sia l’esatto contrario: applicazione moderata ma costante nel tempo. Questo può suonare come il più classico dei consigli scolastici, una regola aurea per tutti ma di difficile applicazione.


Diciamocelo, la certificazione CAPM
® non è una passeggiata, non si tratta esclusivamente di imparare a memoria un libro e pensare che il gioco sia fatto. Essenzialmente per due motivi: primo, è assolutamente impossibile, secondo, è assolutamente inutile.


Per coloro che non hanno familiarità con il PMBOK® Guide -strumento guida nella preparazione all’esame-, è abbastanza chiaro che imparare a memoria qualche centinaio tra processi, input, output, tools&technique ecc. non sia esattamente l’attività più facile del mondo, né quella più stimolante. Si tratta piuttosto di calarsi progressivamente nell’argomento cercando di stabilire, per quanto possibile, una base logica o una mappa mentale utile al ragionamento. Chiaramente alcuni riferimenti mnemonici sono necessari, ma il principale aspetto su cui focalizzarsi non è sicuramente questo.


Il sistema di gestione di un progetto (che comprende una serie di processi, di input, output, strumenti e tecniche, ecc.) è logico, e per quanto complesso esso possa essere sempre logico resta. Proprio per questo motivo è necessario del tempo per assimilare i concetti, per interiorizzarli e cercare di porsi nella giusta condizione per un ragionamento efficace.


Inoltre, senza entrare nel dettaglio relativo al metodo di studio, estremamente variabile da persona a persona, credo che un elemento imprescindibile per la corretta assimilazione dei concetti relativi al Project Management sia un avviamento a queste tematiche operato da persone competenti sull’argomento. La letteratura in materia di Project Management è sicuramente molto ricca -non mancano di certo le pietre miliari che hanno fatto la storia di questa disciplina- ma reputo indispensabile perlomeno un orientamento da chi il Project Management lo conosce di persona. Così è stato nel mio caso, cominciando da un corso di Project Management al tempo dell’università fino ad arrivare alla preparazione per l’esame CAPM
® vera e propria.


Altro aspetto fondamentale nel cammino di preparazione è stato la possibilità di poter valutare il livello di competenza acquisito attraverso dei test simili a quelli della prova d’esame. Questi, utili a prendere familiarità col costrutto delle domande della prova, mi hanno personalmente aiutato a sviluppare un meccanismo di risposta estremamente rapido, che è assolutamente necessario quando il tempo è limitato.


Per quel che riguarda la durata dell’esame, a mio parere, però, tre ore sono più che sufficienti. Ribadisco, avendo svolto simulazioni ed esercitazioni quasi allo sfinimento, ho percepito il tempo a disposizione assolutamente ben bilanciato. A tal proposito mi sento di consigliare lo stesso tipo di approccio “meccanico e immediato” che ho messo in pratica, in modo tale da avere -per quanto possibile- un’idea sulla risposta da marcare già mentre si legge la domanda. Tutto ciò evita, nella maggior parte dei casi e per le domande più semplici, di scegliere la risposta corretta andando per esclusione, perdendo quindi tempo prezioso. È bene considerare, infatti, che alcune domande possono essere più ostiche di altre, necessitando di conseguenza di un tempo maggiore dei circa 70 secondi calcolati in media per ciascuna di esse.
 

Questa considerazione rafforza la sua valenza se si pensa che molte delle domande del set di valutazione sono molto brevi, dirette e mirate alla verifica di una conoscenza di estremo dettaglio degli elementi presentati nel PMBOK®. Perciò, un’alta reattività a questo tipo di quesiti “secchi” consente di poter gestire con un margine temporale maggiore quelle situazioni in cui è richiesto un più intenso sforzo di ragionamento.
 

In conclusione, mi pongo sulla stessa linea di pensiero espressa dai docenti del corso di preparazione alla certificazione: una volta terminato quest’ultimo non aspettate troppo a sostenere l’esame.
Compatibilmente al tempo necessario all’assimilazione dei concetti -e agli impegni di lavoro o di studio- è infatti molto più proficuo e meno faticoso (per la mole di informazioni da imparare ed interiorizzare) sostenere l’esame entro un limite ragionevole di qualche mese. Far trascorrere troppo tempo dal termine del corso, o in generale “trascinare” la preparazione a ritmi blandi più del dovuto, determina indubbiamente un abbassamento della concentrazione e della “tensione” emotiva, portando molto spesso ad una preparazione frettolosa e superficiale per sostenere la prova entro i limiti previsti dall’elegibility.
 

Marco Giovannenze, CAPM
marco.giova@live.it

 


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